Un adolescente in fiore II

scritto da frax19
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il secondo capitolo del mio romanzo
- Nota dell'autore frax19

Testo: Un adolescente in fiore II
di frax19

Un anno dopo.

Novembre 1917

-Madonna che freddo, se gela, Aurè ma non c’hai freddo?

-Ma no bà, sto bene via

-Certo che sei proprio un mulo, mica senti niente. Via movemose che già sta a fa’ buio

-Si tanto ho quasi fatto, mi sbrigo

L’inverno stava arrivando e aveva portato ai monti ciò che gli apparteneva, il freddo.

Quel freddo morboso, alimentato dal vento secco che arriva fino alle ossa, non certo una sensazione piacevole ma bisognava sopportare.

Con la neve non si poteva seminare e la calenda aveva previsto proprio neve, quindi bisognava sbrigarsi finché si era in tempo.

Oltretutto Giovanni si era fatto male alla caviglia cadendo dal trespolo per sistemare la tettoia che il vento aveva scoperchiato, imbestialito ora dettava legge da lontano, appollaiato come una bestia ferita, ringhiante e pericolosa.

Toccava ad Aurelio farsi in quattro per stare dietro a tutto, i due fratelli più grandi, Simone e Pietro lo aiutavano in qualcosina, ma era più il tempo che Aurelio impiegava per spiegargli le cose che quello per farle da solo.

I ragazzetti poi stavano prendendo la via del padre, quella più facile, del lamentarsi e non fare niente per cambiare le cose.

 -ah, la bella vita, quanto me piacerebbe la bella vita

Loro la fame non l’avevano mai patita né il pane guadagnato, le lamentele non lo portavano nel piatto.

Ma ad Aurelio non importava, lui era il più grande e sua era la responsabilità, non che nessuno gliel’avesse mai chiesto o insegnato, lui era così, si sarebbe tolto le cose dal piatto se le bestie non avessero mangiato e non avrebbe dormito se si fossero ammalate.

I faggi spogliati di tutte le foglie apparivano come sentinelle lungo la strada, con la loro vecchiaia ed esperienza; immensi, robusti, la natura li voleva forti e loro non si sarebbero prostrati a nessuno all’infuori di lei a tempo debito.

Foglie danzanti trovavano riposo sulla strada, creando così un letto che la nascondeva quasi del tutto; Aurelio ammirava ciò, un senso di pace lo scaldava, si chiedeva dove potesse mai portare quella strada, quali valli ci potessero essere al di là del monte.

Si immaginava distese floreali, fiori di tutti i colori e generi: alti, bassi, graziosi, ispidi, fragili, proprio come le persone; anche le piante potevano essere simpatiche o scontrose, stava tutto nel modo di prenderle.

Torrenti scoscesi condivano la calma con dinamismo, i pesci trovavano riparo per le uova sotto grandi rocce muschiose, le lepri si rincorrevano come ragazzini, giocando e divertendosi come matti.

Quel fantasticare era inconsciamente l’unica ancora di salvezza per Aurelio, la speranza che il suo sogno si realizzasse lo entusiasmava, lo faceva sentire vivo, era la scappatoia per fuggire da quella crudele realtà che lo avvinghiava, un vincolo di solo sacrifici.

Non aveva più letto il giornale, con la scusa dell’infortunio il padre non si era più mosso da casa, anzi, si era sistemato come un re nella propria reggia; fuori era freddo, la fatica lo aspettava sogghignando, non era certo stupido dallo smuoversi da quel calduccio confortante, tanto c’era chi le faceva le cose.

-Aurè, fa mpo’ na cosa, tiè 150 lire, va in paese a comprare la gazzetta di oggi, qui ce se annoia, la tu mamma di compagnia non è

-10 minuti che finisco al volo e vado

L’ultima volta che era stato in paese era stato per il battesimo del più piccolo, Antonio, poi non c’era più stato, ‘non mi riconosceranno neanche più’ aveva pensato, era cambiato tutto da quando era cresciuto.

Per andare in paese ci volevano una ventina di minuti, poi la strada si era tutta allagata dopo le piovute dei giorni passati, nessuno s’era mai degnato di fare dei canali di scolo e questo era il risultato.

Avrebbe fatto buio presto, quindi era meglio muoversi, la notte è una tale puntuale.

Per la strada aveva fantasticato un poco, il paese era o non era cambiato? La Faustina si sarebbe sempre lamentata di tutti? Quello poco ma sicuro, capirai dopo tutta l’acqua che era caduta!

Arrivò con una certa letizia nell’animo, alla fine era stata una bella giornata, stava facendo qualcosa che desiderava da tanto ma soprattutto di diverso, non poteva chiedere di meglio.

-Ma…ma, va Aurelio, Aurè, Aurè!

-Buonasera signor Franco

-Quasi non te riconoscevo, reggi l’anima con i denti, ma che non te danno da magnà?

-Non si preoccupi, quanto basta e quanto mi sazia

-E chi se preoccupa, senti, com’è che ci sei tu? Do l’hai lasciato il tu babbo?

-È a casa che si è fatto male per aggiustare la pergola, è caduto

-Ah, e mo’ chi lo sente, non lo smove più manco lo spirito santo

-Mi servirebbe la gazzetta di oggi

-Eccola, to’

Aurelio prese la gazzetta e pagò.

-Senti Aurè, ma li hai letti i manifesti?

-Elenchi?

-Quelli, guarda

Appeso al muro sulla destra dell’edicola era affisso un manifesto.

“Le operazioni di leva sui giovani nati nell’anno 1899 saranno iniziate nel corrente anno 1917”

-Ragazzò, te sei più o meno di quell’anno giusto? Mesa tanto che devi andà a fa’ la guerra

Il secondo disastro dopo Caporetto.
 

Un adolescente in fiore II testo di frax19
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